venerdì 16 gennaio 2009

lunedì 12 gennaio 2009

mercoledì 3 dicembre 2008

11 (undici) : [UN]KASHERUT


1.
Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell'esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d'essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore

2.
In media battiamo le palpebre 17mila volte al giorno...
Rob Brezny, Internazionale del 28/11 - 4/12

3.
Casherut
(in ebraico כשרות, letteralmente adeguatezza) indica, nell'accezione comune, l'idoneità di un cibo ad essere consumato da un ebreo, in accordo alle regole alimentari della religione ebraica stabilite nella Torah, interpretate dall'esegesi nel Talmud e codificate nello Shulchan Aruch. Il cibo che risponde ai requisiti di casherut è definito casher (in ebraico כשר, letteralmente adatto). A causa della ricchezza delle leggi e della casistica corrispondente, per preparare un pasto Casher è necessaria una grande dimestichezza con le varie regole: è il motivo per il quale nei ristoranti Casher e negli stabilimenti industriali Casher si trova un sorvegliante (detto Shomèr o Mashghìach) che ha il compito di vegliare al loro rispetto a garantire al consumatore la Casherut del cibo.

Fonte: Wikipedia